L’aquilone di Giovanni Pascoli racconta un episodio controverso dell’infanzia del poeta, in cui la gioia e la felicità di un ricordo del passato si uniscono all’amarezza per la morte di un compagno del collegio.
In ventuno terzine in versi endecasillabi, Pascoli ribadisce un concetto che è diventato il cardine degli studi sulla memoria: il ricordo è un elemento bifronte, che può riaccendere sentimenti di pura e incontaminata nostalgia, ma anche intensi momenti di dolore. Come il X Agosto, in cui Pascoli rievoca la morte del padre da cui era rimasto profondamente scosso, anche L’aquilone è una “poesia della memoria”, in cui si parla di una morte prematura, tanto violenta quanto inaspettata.
Tutto il componimento è costruito su un lungo flashback, in cui Pascoli rievoca, in un’inattesa giornata di sole dell’inverno siciliano, le gioiose giornate di vento primaverili della sua infanzia al collegio degli Scolopi ad Urbino. È il ricordo di un altro tempo e luogo, generato attraverso quel processo di associazioni di pensieri e sensazioni che avrebbe costituito il cardine della narrativa di scrittori come Proust, Joyce, Woolf. Leggi il seguito di questo post »